Il nome caratteristico deriva da grignole, il nome dialettale dei vinaccioli, presenti a dismisura negli acini del grappolo. Molto più suggestiva (ma meno probabile) la teoria secondo cui il nome deriverebbe dal verbo grigné, digrignare: il vino è talmente acido che fa digrignare i denti…
Il bouquet è elegante e fine, dominato da frutti di bosco, sambuco, fiori e splendide note di pepe bianco. Non è maturo o prepotente, ma gentile e intrigante.
Al palato è pirotecnico, istrionico e tagliente come un rasoio quando è giovane, ma con gli anni tende a mostrare tratti evoluti, uno sviluppo variopinto dei tannini, che assumono sapori terrosi e di liquirizia fenomenali. Se volete un vino burrascoso scegliete le bottiglie di pronta beva, d’annata, se trovate vini più strutturati metteteli in cantina e lasciateli cullare dal tempo: il risultato sarà splendido.
La sua patria, nonché dove è stato avvistato la prima volta, è la fascia collinare compresa tra Casale Monferrato e Asti.
Se volete un consiglio spassionato, assaggiate il Grignolino, cercatelo, non è un vinello, è un pezzo di storia e un giorno sarà un grande vino, il potenziale c’è tutto: eleganza, personalità, spavalderia, gli serve soltanto qualcuno che stia a sentire la storia che ha da raccontare.